E’ tempo che volevo fare un post su una persona che per me ha contato moltissimo, mia nonna Agnese. E’ qui nella foto insieme a me nel giorno della mia Prima Comunione.
Mia nonna Agnese, nonna paterna, era morbida come un materasso. Quando da piccina, mi prendeva in braccio, sprofondavo sulla sua pancia, sul suo seno…. come su un materasso. Profumava di saponetta Camay, comperava solo quella marca, sono anni che mi dico di comperarne una per annusarla e non mi sono ancora decisa.
Quando andavo da lei e rimanevo a dormire, mi faceva fare dei piccoli lavoretti che mi facevano sentire importante: spolverare le credenzine antiche, passare la cera nel corridoio. Era una cera rossa in tubetto che bisognava mettere stando inginocchiate per terra, era un lavoro faticoso ma mi piaceva e alla fine il pavimento era lucidissimo e di un bel rosso acceso.
Mi ha insegnato a lavorare a uncinetto. Mi ha fatto fare chilometri di punto catenella per imparare: dovevo farla lunga abbastanza per fare il giro del tavolo della sala, ed era un tavolo grande!
Al mattino mi portava in bagno per lavarmi viso e orecchi e collo e con un asciugamano bagnato e sapone mi sfregava la pelle finchè non diventava rossa… mi sono sempre chiesta se arrivassi da lei sporca o fosse semplicemente un suo modo per prendersi cura di me.
Ci sedevamo davanti alla finestra che si affacciava su una piazzetta a lavorare con l’uncinetto o a leggere. Leggeva Confidenze, Intimità e Famiglia Cristiana (con un inserto che conteneva dei lavoretti di carta da fare per i bambini).
Prima di salire in auto con qualcuno si faceva il segno della croce e al ritorno ringraziava la Madonna (questa era una cosa che mi faceva un po’ impressione…. mi chiedevo se Dio sarebbe riuscito a salvarci anche quella volta) che ci aveva protetto.
Mi portava a vedere le tombe che aveva comperato per lei e per mio nonno, perchè sapessi dove andare a trovarla un giorno. E diceva “Chissà se ce la faranno a portarmi fino quassù” salendo faticosamente le scale del cimitero. Ed in effetti, il giorno del suo funerale, quando io avevo 16 anni, gli addetti delle pompe funebri quasi persero l’equilibrio, e a me scappò un sorriso….. ripensando alle sue parole.
Mi mandava “in bottega” a comperare lo stracchino, lo yogurt… e poi dovevo dire al negoziante, a Mario, “Ha detto mia nonna che segni” e uscivo tutta contenta e orgogliosa.
Mi portava sempre a Messa, siedevamo sulla panca vicino alla statua di Santa Rita e finchè lei seguiva la funzione io dovevo dire il Rosario… e giù Padre Nostro e Ave Maria.
Qualche volta siamo andate insieme in soffitta, una soffitta di quelle di una volta, dei vecchi palazzi, divise da cancelli di legno… piena di cose vecchissime che non ho più visto.
Ricordo benissimo tutti i dettagli della sua casa, il profumo che sempre si sentiva nel palazzo, al cui piano terra c’era una pasticceria. Vorrei tanto provare a rientrare per sapere se quel profumo c’è ancora…..
E’ la nonna che – quando mi padre si ammalò di un male lento e incurabile all’epoca – pianse davanti a me dicendo “Se il Signore prendesse me invece di lui….” e le sue preghiere furono ascoltate… ma non riuscirono a salvare suo figlio…..
Ecco, ho scritto solo una minima parte dei miei ricordi…. ma penso a lei ogni volta che vedo le mie figlie vicine ai loro nonni…. anche quando non sono sempre d’accordo su quello che viene loro detto o insegnato o sui modi. Perchè so che queste presenze sono importanti, insostituibili… so che per tutta la vita porteranno nel cuore l’amore che solo una nonna o un nonno possono dare, insieme a tutte le cose che sono state raccontante, insegnate, cantate, disegnate…. giocate.
Auguro a tutti una nonna come la mia………..